Buongiorno, Collezionisti!
In questi giorni ho ripreso un po’ a leggere e curiosa di recuperare un po’ di romanzi self, dopo che quest’anno ho avuto la fortuna di leggerne diversi che mi sono piaciuti. Spinta dalle recensioni positive e dalla trama, ho provato a dare una possibilità a questa storia in due parti. Una Storia d’Inverno è scritta in concerto da Sabrina Pennacchio e Giulia Stefanini. Iniziamo dalla prima parte, nata dalla penna della Pennacchio.

Una Storia d'Inverno - Copertina

Una Storia d’Inverno

Sabrina Pennacchio

In uscita il: 15/12/2020

€ 6,50

” Fin dove può spingerci il sentimento chiamato amore? ” La Principessa Troll Fēng Sì Mǎ, Padrona de La Valle dei Fiori di Loto del Mondo Immortale, ama molto visitare il mondo degli umani: come Spirito dell’Acqua, non è difficile per lei nascondersi nel lago per osservare coppie di innamorati scambiarsi dolci della luna chiamati “Bacio d’Inverno”, di cui lei stessa è ghiotta. Ma è proprio la sua curiosità verso gli umani che la metterà nei guai, da cui verrà salvata da un misterioso pescatore di nome Guò Duàn Mù.

Il loro incontro, tuttavia, crea inevitabilmente una connessione pericolosa tra i due. Per la giovane Fēng, che ha vissuto trentamila anni senza mai provare simili sentimenti verso qualcuno, è tutto nuovo ed eccitante, ma il Mondo Mortale è per lei molto più pericoloso di quanto si possa pensare… E quello che è successo allo Spirito con la coda di mucca ne è una dimostrazione.

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Una Storia d'Inverno - Separatore

Come vi avevo già accennato nella recensione del romanzo di Giulia Esse (la trovate qui), mi sono appassionata ai Drama storici cinesi ormai da mesi. Proprio per questo motivo, sto andando in cerca di romanzi che ne ricalchino le ambientazioni e le tradizioni. Spulciando su Amazon, ormai mesi fa, ho trovato questi due racconti e, presa dalla foga del momento e spinta dalla totalità di recensioni positive, me li sono aggiudicati, lasciandoli poi a stagnare sul Kindle fino a questo momento.

Ho iniziato con grandi aspettative, pronta a farmi trasportare in questo mondo magico ma purtroppo mi sono trovata ad avere a che fare con una grande, grandissima delusione.

Durante la lettura mi sono trovata davanti a moltissime incongruenze e diversi errori che non mi hanno permesso di godermi questo racconto. Quello che ho percepito, è che sia stato scritto da qualcuno che provasse un certo fascino verso l’ambientazione ma sapendone poco o niente.

Partiamo da principio. Sabrina Pennacchio ci presenta il mondo in cui vuole ambientare la sua storia. È palesemente un’epoca storica, non ben definita, come spesso accade in prodotti di questo tipo. Niente da dire da questo punto di vista ma, fin dal primo momento, i personaggi si muovono al suo interno con comportamenti che non sono assolutamente tipici di questa ambientazione.

Come anche in occidente, era un’epoca in cui toccarsi era un tabù, a meno di profonda e intima conoscenza. Spesso erano tocchi “indiretti”, come la famosa presa di polso, che vediamo spesso nei Drama, in cui di fatto si tocca la stoffa della manica e non la pelle. Si interagiva fra persone con inchini e altri piccoli gesti che non prevedevano la vicinanza fisica.

Nel suo racconto, per farvi un esempio, un uomo di ceto inferiore, un semplice pescatore, chiede a una giovane signorina di apparente buona famiglia di stringergli la mano. Questa cosa sarebbe stata impensabile per l’epoca. Non è la sola cosa che ho trovato ma sicuramente è quella che rappresenta meglio questo tipo di interazioni storicamente sbagliate. Calcolando che ancora adesso, gli orientali difficilmente si toccano con naturalezza.

Inoltre anche il modo di esprimersi dei personaggi è troppo moderno. Capisco che sia un modo per renderli più immediati e diretti ma comunque non si può dire che sia il linguaggio più giusto per dei personaggi che vivono in quell’epoca. Sempre tenendo presenti i protagonisti e la loro apparente differenza di ceto, Guò Duàn Mù si rivolge a lei usando queste testuali parole: “Non farmi sentire così vecchio, signorinella”. Ora, per quanto si voglia instaurare un rapporto più intimo e amichevole, quando mai un uomo di ceto inferiore si sarebbe potuto permettere di parlare in modo così diretto e ineducato verso una persona di levatura superiore alla sua?

Altro punto negativo è sempre legato ai personaggi e più precisamente ai loro nomi… Nel racconto ci vengono presentati diversi personaggi, alcuni di questi con un legame di sangue con la protagonista. Vediamo insieme come si chiamano: lei è Feng Sì Ma. Scritto a questo modo, seguendo le tradizioni, Feng sarebbe il nome di famiglia (o cognome) mentre Sì Ma il suo nome proprio. Per tutto il tempo, Feng viene usato come suo nome proprio. Già questo, di per sé è un errore.

Se poi andiamo a vedere i suoi parenti, il problema aumenta. Il Padre è infatti il Generale Dong. Sempre seguendo le regole dei nomi, Dong sarebbe il suo nome di famiglia o cognome ma in questo modo il Generale Dong come potrebbe essere il padre di Feng Sì Ma? La situazione si fa ancora più divertente se aggiungiamo lo zio della protagonista, e fratello minore del Generale. Il suo nome è Liang Zì Lou. Penso non debba stare di nuovo a spiegare la cosa del nome di famiglia, vero?

Capisco che l’autrice abbia voluto divertirsi a creare dei nomi esotici per i suoi personaggi, giocando più sul suono nella pronuncia che nell’effettivo studio dei nomi cinesi ma tutto ciò non funziona. Avrebbe potuto fare come in Ashes of Love, Drama molto famoso, con ambientazione simile, in cui i personaggi vengono sempre chiamati solamente col nome proprio. Ci sono Xu Feng, Jin Mi, Run Yu, ecc.

In questo modo avrebbe avuto il Generale Dong, da cui si ipotizza che Dong sia il nome di famiglia. Feng poteva essere quindi il nome proprio accompagnato solamente da Sì o da Ma e via dicendo. Insomma, tutto questo pippone per dire che c’è una grossa confusione sui nomi orientali.

Ci sono poi qualche altre inesattezze storiche ma diciamo che su quelle si può chiudere un occhio. Queste di cui vi ho parlato sono sicuramente le più gravi.

Ma arriviamo alla storia in sé. L’idea di fondo non è male. L’amore impossibile fra un’immortale e un uomo mortale, per di più un semplice pescatore. Sicuramente, sviluppata nel modo migliore, avrebbe potuto dare soddisfazioni ma in realtà non si scava mai nel profondo. Tutto il racconto rimane su un livello molto superficiale. I personaggi non hanno profondità. Non c’è un approfondimento sui loro sentimenti. Semplicemente si innamorano perché così deve essere e si profondono in belle parole d’amore da manuale perché ciò richiede il contesto romantico costruito.

Prendiamo in esame il romanzo di Giulia Esse. Sicuramente il numero di pagine maggiore le ha dato la possibilità di sviluppare meglio ogni cosa ma la differenza sta nel modo in cui lei ci ha presentato i suoi personaggi e come invece lo ha fatto la Pennacchio.

Fin dalle prime pagine di Notti di Rugiada, abbiamo una buona caratterizzazione dei personaggi, che ci permette di iniziare a comprendere la loro personalità. Hanno delle gestualità, ci viene fatta una descrizione fisica che però serve anche a presentarci alcune delle loro insicurezze o a dar loro una più profonda presenza scenica. Nel racconto della Pennacchio, la prima descrizione della protagonista è quasi interamente fisica, con un piccolo accenno alla sua ingenuità e alla sua ancora ben presente immaturità. Successivamente, spesso ritroviamo il riferimento al cambio di colore dei suoi capelli, delle sue vesti che si bagnano e si asciugano grazie al suo potere ma poco sul suo carattere, sulla sua gestualità. Tutto quello che ci viene mostrato, è funzionale alla narrazione e non alla creazione di un personaggio a tutto tondo.

In generale lo stile di scrittura è molto immaturo e semplice. Non sembra un racconto che troverei in vendita ma più un qualcosa scritto online, su Wattpad o EFP, per semplice divertimento, senza troppo impegno. Tutto ciò è palesato nella scena finale, quella che dovrebbe essere la più tragica ma scatena solo un sorriso per la messa in scena. Per farvi capire appieno, devo aprire un angolo spoiler. Leggete solamente se non vi interessa sapere qualcosa di più preciso sulla trama.

SPOILER
Alla fine del romanzo, Guò Duàn Mù muore e la reazione di Feng Sì Ma è abbastanza ridicola. Lo trova esanime e le sue parole sono “Ehi, Guò, che scherzi sono questi? Sei un Immortale anche tu e non me lo hai detto?”
Con tutta la buona volontà, “Ehi”, nella Cina storica, è poco credibile. Non lo dico nemmeno ai miei amici, fra un po’. Tra l’altro Ehi è stato ereditato dagl’Indiani d’America e per noi europei dagli Americani. Come c’è arrivato in Cina?
In generale tutta la frase è piuttosto infantile e se lo aggiungiamo all’urlo ricreato “Aaaaaaaaaaaaah!” poche righe dopo, l’effetto da tragico passa a comico. Piuttosto che dispiacermi, sono scoppiata a ridere come un cretina.

In conclusione, trovo la prima parte di Una Storia d’Inverno un’idea sprecata, senza alcun tipo di appeal se non l’ambientazione, comunque rovinata dalla poca cura nella creazione del world building. Personalmente non riesco a dargli nemmeno una stella su cinque.

Una Storia d'Inverno - Separatore

Passiamo ora alla seconda parte, scritta dalla Stefanini. Come sempre, prima vi lascio la scheda del romanzo.

Una Storia d'Inverno - Copertina

Una Storia d’Inverno

Giulia Stefanini

In uscita il: 17/12/2020

€ 6,50

Fēng… Mia dolce, adorata, sorella… con un solo tuo sguardo la mia giornata si colorava di allegria…
Il nostro cuore è un puzzle, ogni tessera è composta dalle persone che amiamo. Bāo, nonostante il suo essere divino, non può e non vuole dimenticarsi di sua sorella. Convocherà così l’Imperatore Celeste e altre Divinità con lo scopo di intercedere per lei, dopo che la morte se l’è portata via millenni prima.

Fēng rinascerà, così, mortale e come tutti gli esseri umani proverà dolore, gioia, cadrà e si rialzerà, ma quel fratello divino non smetterà mai di vegliare su di lei… fino a che la leggenda del filo rosso del destino, la stessa che l’aveva uccisa, sembrerà riportarla da lui.
Una Divinità può essere così egoista da sgretolare una vita, rivelando ciò che dovrebbe rimanere sopito, solo per il proprio amore?

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Una Storia d'Inverno - Separatore

Non fosse che ormai lo avevo sul Kindle, dopo aver letto la prima parte, la mia voglia di leggere questa seconda era pari a zero. Non so se effettivamente c’è un miglioramento o se durante la lettura ero talmente affranta e stremata dalla prima parte da vederci cose che non ci sono ma questa seconda parte l’ho trovata migliore.

Purtroppo la storia parte dal disastro del primo racconto, quindi non si poteva fare molto per salvare una trama già grandemente danneggiata. Qui però c’è una parvenza di ripartenza. La storia riparte da capo, in un’altra epoca e questo sicuramente permette di sbagliare meno facilmente nell’etichetta.

Il problema principale però sono le continue incongruenze fra le due parti. Ci sono molti elementi che non combaciano e tanti altri che non vengono spiegati, creando confusione. Nel primo romanzo, per esempio, la divinità che viene sfamata coi dolcetti dei mortali è la zia di Feng Sì Ma ma nel secondo volume è diventata lei quella divinità, tra l’altro viene chiamata troll. Quindi i popolani hanno saputo di quel che le è successo nonostante avessero abbandonato la tradizione? Oppure semplicemente è una svista? Qui ci sarebbe stata una frase, buttata lì, per dire che era stata ricordata esattamente come la zia. Rimane comunque la domanda di come potessero sapere che si tratta di un troll…

Altra incongruenza riguarda l’età di Bao, il fratellino di Feng Sì Ma. Nel primo volume ha 10 anni e appare, dal modo di parlare, come un bambino mortale della stessa età, forse un paio di anni più giovane. Qui ha 1000 anni in più sulle spalle ma è ancora un ragazzino. Come crescono questi mortali? A che velocità? Un po’ alla stessa dei mortali e un po’ a velocità rallentata? Non è una buona cosa che sia tutto così confuso.

Un altro problema enorme di questo racconto è la velocità e la superficialità con cui vengono affrontate e risolte alcune situazioni inserite al suo interno. Capisco che in poche pagine non si possa scrivere I Promessi Sposi ma nemmeno ritrovarsi a doversi immaginare la maggior parte delle cose per sopperire alle mancanze nella narrazione. La risoluzione finale, per esempio, è quanto di più banale e veloce ci possa essere. Basta un flauto magico, due note, un’apparizione e tutto si risolve per il meglio. Ha più introspezione e studio psicologico un episodio di Ghost Whisperer e, per quanto mi piaccia, non è una serie tv poi così profonda.

Passando oltre, lo stile di scrittura è sicuramente migliore rispetto a quello della Pennacchio. Meno immaturo anche se comunque con delle grosse pecche. Questo secondo volume è anche pieno di refusi e di frasi mal scritte che pesano molto nella lettura. Ci sono un paio di frasi, sparse nel libro, di cui non si capisce assolutamente il senso.

Anche in questo caso ho notato molti episodi di ingenuità nella stesura della storia. La Stefanini pecca di poca conoscenza delle tradizioni e dei modi tipici orientali. Semplicemente il modo di esprimersi dei personaggi è spesso molto infantile rispetto alla loro posizione ed età. Il sindaco ha pochissime battute all’interno del racconto ma non mi è sembrato assolutamente un uomo di mezz’età, padre e figura pubblica.

Insomma, tirando le somme, questo secondo volume ha tante, tantissime, troppe pecche ma lo stile di scrittura, leggermente migliore, lo salva dall’avere lo stesso voto della prima parte. Si prende mezzo punto in più e arriva a sfiorare la mono stella.

In generale, non consiglio assolutamente questi due racconti. Fossero stati due racconti gratuiti, su Wattpad o piattaforme simili, avrei potuto anche “accettarli” ma ricordiamo che vendono venduti. Questo non va assolutamente bene.

Voto di media con aiutino perché separatamente sarebbe molto più basso.

Voto: 1/5