Ho visto King Arthur: Il Potere della Spada e non mi è piaciuto. Vi spiego perché. Partiamo dal dire che sono una grande appassionata della leggenda. Il Ciclo Arturiano mi ha accompagnato fin dalla più tenera età attraverso scritti, lungometraggi, anime e film d’animazione. Dove c’è Re Artù, io ci sguazzo allegramente. Ecco perché, quando è stato annunciato questo film, ho creduto mi sarei innamorata anche di questo adattamento. Il cast prometteva bene. La presenza di Charlie Hunnam, Eric Bana, Jude Law e tanti altri, mi dava la speranza di un film per lo meno recitato con tutti i crismi.

La recitazione, per quanto ridotta all’osso, c’è stata ma il primo problema è stato sicuramente la caratterizzazione dei personaggi.

Partiamo dal protagonista, Artù. Forse è quello caratterizzato meglio nonostante tutte le parti che avrebbero dovuto mostrare un’evoluzione siano state, per scelta stilistica, mostrate con un avanzamento veloce. Impossibile empatizzare con lui nelle scene in cui lo spettatore avrebbe dovuto. Per tutto il film sembra solo uno spaccone e poi uno spaccone con una spada magica. Si salva solo verso la fine del film ma comunque questo Artù è stata un’occasione persa. Avrebbe potuto essere un gran bel personaggio, soprattutto grazie al suo attore, ma è di un piattume davvero imbarazzante. Stessa cosa per tutti gli altri personaggi, ingabbiati in clichè ben riconoscibili.

Passiamo alla regia.

Adoro Guy Ritchie e credo abbia fatto un lavoro magistrale con i due Sherlock Holmes. Se il suo stile di regia valorizza la trama dei due film appena citati, purtroppo con King Arthur fa il contrario. Toglie pathos alle scene che dovrebbero risultare epiche e porta a noia tutte quelle riprese a rallentatore, su dei particolari, che la fanno da padrona nel suo stile di regia.
Ad un certo punto, durante la battaglia finale, mi sembrava tanto di vedere i titoli di coda del primo film degli Avengers. Avete presente? I vari primi piani su particolari delle armature e delle armi? Ecco! Esattamente quello.
Il problema sta anche nelle scene che sono l’esatto contrario. Quelle rese più veloci fanno lo stesso effetto, se non peggiore. In alcune scene non si riesce nemmeno a capire quel che si sta vedendo e neppure il perché della scelta di far vedere certi particolari, come i primi piani dei nostri eroi durante una fuga.

Aggiungiamo anche una Soundtrack assolutamente fuori luogo e precipitiamo ancora di più nel baratro. Daniel Pemberton ha creato una bella colonna sonora, poco da dire, ma assolutamente inadatta alla storia che veniva raccontata sul grande schermo. Distrae, non accompagna la visione. In alcuni momenti risulta perfino fastidiosa. Solo alcuni momenti sono azzeccati e purtroppo durano troppo poco. Addirittura in alcuni momenti mi sembrava di sentire la Soundtrack di Sherlock Holmes mentre in altri quella di uno Spy Movie.

Sicuramente questa pellicola è un’occasione persa e mi spiace davvero tanto sia stato così.

In ogni caso consiglio la visione di questo film (non al cinema. Evitate di spendere i soldi del biglietto ed aspettate quando passerà in chiaro) agli appassionati di Ritchie ed a chi ama gli attori che compongono il cast. Se non fate parte di queste due categorie, non perdete tempo e dedicatevi ad altro.

VOTO: 1/5