Buongiorno, Collezionisti!
Come avrete visto, sono mesi che non accetto richieste di recensioni. È un periodo un po’ di blocco del lettore ma soprattutto pieno anche di tanti impegni che mi impediscono di leggere. Sono quindi diventata molto selettiva sulle mie letture e soprattutto devono davvero convincermi di essere adatte al mood del momento. Ho iniziato Il suono della neve di Alexandra Rose spinta dalla mia curiosità verso un music romance con protagonista un personaggio orientale… Come sempre, ve ne parlo più approfonditamente dopo la scheda del libro.

Il suono della neve - Copertina

Il suono della neve

Alexandra Rose

In uscita il: 31/05/2021

€ 15,60

*** MUSIC ROMANCE AUTOCONCLUSIVO ***
Nonostante il suo innato talento, Daisy si è sempre tenuta lontana dai riflettori a causa del suo carattere timido. Nel momento in cui poggia le mani su una tastiera, però, diventa parte della melodia e si spoglia di ogni insicurezza. Sente che tutto sta per cambiare quando la manager dei Poison Dust ascolta la sua esibizione in un pub e le propone un contratto. È l’opportunità per far conoscere al mondo la sua musica, ma è anche l’inizio di qualcosa di più.

Scoprirà di dover condividere l’appartamento con l’intera band, compreso il vocalist: Yukine Kimura, dai delicati lineamenti orientali e dall’animo tormentato. Lei lo detesta da otto anni. Lui ha promesso di dedicare la sua vita esclusivamente alla musica. Ma Yukine e Daisy impareranno che il filo rosso del destino è impossibile da spezzare.

*** ESTRATTO ***
Distante alcune spanne, c’era lui. Perfettamente a suo agio, il ragazzo aveva la schiena poggiata al muro e stringeva un bicchiere in una mano. Daisy avvertì l’improvviso desiderio di fuggire via. Eppure, non ci riuscì. Rimase paralizzata, non fu in grado di sottrarsi a quegli occhi che la fissavano in modo preciso, puntiglioso, come se la stessero esaminando. Il trambusto del party svanì, non udì nulla eccetto il battere impazzito del cuore contro le costole. Ebbe la sensazione di essere spogliata della pelle, della carne e delle ossa. Fino all’anima. Fece scivolare lo sguardo sulla sua camicia nera appena sbottonata e sulle maniche arrotolate fino ai gomiti, che lasciavano scoperte le braccia scolpite. I pantaloni stretti gli fasciavano le gambe lunghe e magre. Deglutì e si immerse di nuovo nei suoi occhi scuri e affilati.

Quelle iridi scintillavano e la guardavano come se volessero divorarla senza lasciarle scampo. Un’espressione impenetrabile era scolpita nel suo viso dai delicati lineamenti orientali. Yukine distolse gli occhi da lei e li puntò sul liquido nel bicchiere, che prese a far ondeggiare piano. Intrufolò una mano tra i capelli neri e i ciuffi scomposti gli ricaddero sulla fronte. Le sue labbra sottili erano serrate, non esprimevano nessun sentimento. Daisy non fu più in grado di respirare. Erano passati anni, ma non era mai riuscita a cancellare la sua immagine dalla memoria.

COMPRALO SU:   

Il suono della neve - Separatore

DISCLAIMER: Il libro e tutto il materiale mi è stato fornito col consenso dell’autrice per fini pubblicitari o recensionistici.

Come dicevo, ho deciso di partecipare a questo evento spinta dalla curiosità verso un romanzo con un protagonista orientale, più precisamente giapponese. Mi aspettavo una lettura leggera, che mi aiutasse a staccare la spina in questo periodo particolarmente stressante e che m’intrattenesse con facilità. Mi sono sicuramente trovata davanti a un libro di questo tipo ma Il suono della neve è anche molto di più.

Come sapete, ormai penso l’abbiano capito tutti, non sono una fan del genere romance. Mi piace leggerlo ogni tanto, quando sono in vena, ma sono anche molto critica. Trovo che spesso le storie si somiglino, o peggio siano tutte uguali, senza portare nulla di nuovo al loro interno ma questa volta sono rimasta piacevolmente sorpresa.

Certo, è un romance che segue il solito schema dei due protagonisti che si incontrano, imparano a conoscersi e si innamorano ma Alexandra Rose è riuscita a metterci del suo e posso affermare che, da grande detrattrice del genere, mi sono ritrovata a divorare questo romanzo senza riuscire a staccarmi nemmeno un attimo. Ho letteralmente passato 48 ore attaccata al tablet per leggerlo. Senza sosta! (beh, tranne che per gli impegni improrogabili. Diciamo ogni istante libero!)

Ma cosa mi ha fatto appassionare tanto alla storia? Molto interessante è l’ambientazione. Il suono della neve si svolge quasi interamente a Londra, con qualche altra location, come Tokyo. Sicuramente questo va a grande vantaggio della storia, per quanto mi riguarda. Londra è la mia città preferita al mondo da quando, a 19 anni appena compiuti, mi sono ritrovata a camminare per le sue strade in gita scolastica. È stato amore a prima vista e da quel momento non faccio che sospirare anche solo vedendo una foto.

Alexandra è stata bravissima a ricreare l’atmosfera che si respira in giro per le vie di Londra. Mi sembrava di esserci tornata attraverso le sue parole. In più trovo che sia un’ottima cornice per alcune delle scene più malinconiche e tristi del libro. Ce n’è una in particolare, in cui inizia a nevicare sulle sponde del Tamigi, col Tower Bridge come sfondo, che ho trovato estremamente poetica.

Oltre all’ambientazione c’è anche tutta la parte dedicata alla musica all’interno del libro. Yukine, Liam, Darrel e Sean sono i Poison Dust mentre Daisy non ha mai abbandonato la musica, cantando per sé e per gli avventori di un locale di Londra. Fin dalle prime pagine, ci viene presentata la musica come uno dei protagonisti del libro. Non viene accantonata mai, come invece capita spesso in altri romanzi, dove si parte da dei presupposti ma poi si fa spazio solo alla storia d’amore. La musica ci accompagna dalla prima all’ultima pagina e si riesce a sentirla aleggiare sopra di noi mentre leggiamo della vita dei nostri personaggi. Ci sono anche un paio di testi all’interno del romanzo che ho apprezzato tantissimo. Lo stesso titolo, Il suono della neve, è il titolo di uno dei testi ma ha anche un significato più profondo…

Sicuramente la carta vincente di Il suono della Neve sono i personaggi. Mi è capitato di leggere diversi romance in cui i personaggi fossero dei cliché ambulanti: la protagonista incapace di allacciarsi le scarpe o donna in carriera non interessata all’amore. Il protagonista bello ma stronzo e incapace di aprirsi ai sentimenti oppure l’amico della porta accanto, altruista, affabile e sempre pronto ad aiutare. Di solito poi i personaggi secondari sono piatti, senza alcun tipo di caratterizzazione che non sia funzionale alla trama. In questo caso invece i protagonisti funzionano molto bene nonostante ricalchino, in qualche modo, alcuni dei cliché sopracitati.

Daisy è un po’ quel tipo di personaggio femminile che ha sempre bisogno di essere spronato e salvato da sé stesso. Mortalmente insicura, è spesso vittima delle proprie incertezze. In questo caso però, ci viene fornita una spiegazione convincente sul perché sia diventata in questo modo. Il suo background ci viene raccontato grazie a una serie di flashback che riescono a darci un quadro convincente e che delineano molto bene la sua personalità e il suo vissuto. Vittima di bullismo, sempre emarginata per il suo aspetto e la sua estrazione sociale, vittima poi di un tradimento che ha affossato completamente la sua percezione di sé, Daisy non avrebbe potuto essere diversamente. Tutto quello che ci viene raccontato su di lei e sul suo modo di agire è in linea con ciò che le è capitato e che le capita nel corso della narrazione presente.

Si riesce facilmente a provare empatia per questa protagonista soprattutto quando ha a che fare con una persona come Yukine che, diciamocelo, per quanto sia affascinante, sarebbe da prendere a sprangate sui denti nove volte su dieci. Mi è piaciuto moltissimo anche che Alexandra Rose abbia scelto di dare spazio a un personaggio con un fisico diverso da quello dei soliti canoni di bellezza. Nei romance spesso leggo di “super modelli e super modelle wannabe”, perfetti, tanto da essere stupendi pure acqua e sapone o appena alzati dal letto ma soprattutto inconsapevoli di esserlo. Non è credibile! Quanti di noi sono la fotocopia di Scarlett Johansson nonostante i capelli sfatti e il pigiamone o la tuta? E quanti che effettivamente lo sono, non sanno di esserlo?

Finalmente abbiamo una protagonista normale, come chiunque di noi, con un fisico apparentemente non perfetto ma che si può valorizzare nel migliore dei modi. Daisy è bella non solo per il suo aspetto ma anche per la forza e la tenacia che tira fuori dal profondo del suo cuore. Perché sarà anche insicura ma sa come farsi valere quando arriva il momento. Mi piace questo continuo convivere della sua parte più fragile e di quella più decisa. È stato davvero un personaggio che mi ha sorpreso in modo molto positivo.

Arriviamo a Yukine, il nostro bello, bellissimo in modo assurdo, protagonista. Giapponese, Yukine già così avrebbe potuto conquistarmi a mani basse. Solo per il suo taglio d’occhi. Ecco quindi che Alexandra Rose ha deciso che avrebbe dovuto renderci difficile l’innamoramento. Ci ha quindi confezionato uno di quei personaggi che nella vita reale prenderesti a schiaffi a due a due finché diventano dispari ma che, nella finzione, per qualche strano motivo, ti attrae e ti fa innamorare.

Ecco, Yukine rientra sicuramente nel cliché del bello ma stronzo ma con un plot twist! Sì perché Yukine è sicuramente entrambe queste cose ma non nel modo che crediamo all’inizio. Durante la lettura veniamo a conoscenza di molte cose sulla sua vita che ci faranno prima imparare ad apprezzarlo e poi a capire anche il perché di quel muro di indifferenza, gelo e stronzaggine che ci si para davanti fin dalla sua prima apparizione. Niente, io alla fine mi sono arresa e gli ho dato pure ragione. C’ha un po’ ragione a essere così. Ha fatto anche delle cose per cui si merita ancora le sprangate e gli schiaffi ma intanto lo consolerei a parole. Perché è così: Yukine Kimura scatena quel bipolarismo che è in me. Un po’ gli vorrei fare male e un po’ lo vorrei proteggere dal mondo che lo ha reso così.

Scaldano il cuore le scene con il fratello maggiore, Shinichi, e con il minore, Hiroshi. Sono in quei momenti che riusciamo maggiormente a vedere il lato più dolce e umano di Yukine e questo non può che farcelo apprezzare un po’ di più. Ovviamente avremo anche delle gioie con Daisy ma non mi sbilancio troppo per non farvi spoiler.

Insomma, Yukine, esattamente come Daisy, parte da uno stereotipo ma riesce a uscire dalla sua “gabbia” e a mutare fino a diventare un personaggio a 360 gradi, capace di emozionare e di farsi amare nonostante i suoi numerosi difetti. In fondo è proprio lui il nostro protagonista, a cui fa riferimento anche il titolo del romanzo.

Oltre ai due protagonisti, conosciamo bene anche Liam, fratello di Daisy e migliore amico di Yukine, Sophie, amica e coinquilina di Daisy, Darrell e Sean, gli altri due membri dei Poison Dust.

Liam è sicuramente il più interessante fra i personaggi secondari. Bello in modo assurdo pure lui, con un carattere allegro, estroverso e spigliato, è l’amicone di tutti noi. Chi non vorrebbe un adorabile bastardo nei paraggi? Liam, fin dalla tenera età condivide la passione della musica con sua sorella ma grazie al suo carattere, opposto a quello di Daisy, è in grado di prendere in mano la sua vita e sfondare nel campo. Diventa quindi uno dei componenti dei Poison Dust assieme al suo migliore amico Yukine.

Dall’inizio capiamo che, nonostante il suo modo di porsi, è un bravo ragazzo, che tiene davvero alla sorella e che vorrebbe di più per lei. Ha anche un bellissimo rapporto fraterno con Yukine, essendo uno dei pochi che riescono a vedere oltre al muro che quest’ultimo si è costruito intorno. Liam ha una sensibilità e una profondità tutta sua che ti fa innamorare del suo personaggio.

Io la butto lì, senza impegno… Però uno spin-off su di lui ce lo meritiamo… Magari successivo alle vicende de Il suono della neve, così possiamo dare una sbirciatina a ciò che succede a Daisy e Yukine dopo la chiusura di questo romanzo… Sempre senza impegno ma ecco… Alexandra, ti prego! Regalaci una gioia!

Torniamo serie. Immaginatemi a lisciarmi le pieghe sui vestiti e tornare composta. Parliamo di Sophie. Forse fra i personaggi secondari più presenti, è quello che mi ha entusiasmato meno ma non perché sia un brutto personaggio, assolutamente, ma perché qui è relegato al ruolo della migliore amica. Ha pochi momenti di gloria e vorrei ne avesse di più. Magari nel famoso spin-off di poco sopra, perché no? (Ok, alla fine di questa recensione riceverò una lettera di minacce da parte di Alexadra, probabilmente!) In generale, comunque, trovo che Sophie sia un’ottima spalla per Daisy e meriterebbe un pochino di spazio in più per emergere.

Darrell e Sean sono forse i più funzionali alla trama, quelli che sono sviluppati meno e usati in determinati momenti della storia. Ecco, per quanto di Darrell mi interessi poco (anche se un altro spin-off, a parte, dove una bella ragazza, con un bel caratterino, se lo rigira come un calzino lo vorrei leggere…) è comunque un personaggio con un potenziale. Non sono una sua grande fan, per ora, ma in futuro chissà. Sean invece è il cucciolo da proteggere della nidiata. Non so perché ma ho provato subito istintivo affetto nei suoi confronti. Merita ogni bene e vorrei anche sapere qualcosa in più su di lui.

Vabbè, io qui lo dico… Alexandra, vuoi farci il favore di scrivere qualche altro libro e di non lasciarci con questa meraviglia autoconclusiva? Te ne sarei immensamente grata!

Ma quindi, Il suono della neve merita anche da un punto di vista tecnico? Oppure scatena solamente il mio lato da fangirl? Ebbene, merita eccome! Quando mi sono approcciata a questo romanzo, mi aspettavo di trovarmi davanti ai soliti errori che trovo sempre nelle pubblicazioni self: refusi, errori d’impaginazione, ecc. Invece sono rimasta davvero sorpresa dalla cura che è stata messa nella realizzazione del prodotto libro.

A livello di editing e correzione, il libro è vicino alla perfezione. Mi sembra di aver notato un refuso ma nulla di più, cosa che ormai non capita nemmeno più nei libri di casa editrice. La cura e la devozione con cui è stato confezionato questo libro traspare da ogni sua pagina. Sono davvero contenta di aver trovato un titolo che unisce una buona idea a un buon lavoro editoriale. Ci sono così spesso storie che meritano ma che vengono rovinate da un editing povero e poco curato.

Anche a livello di impaginazione non ho nulla da dire. Il libro è piacevole anche all’occhio. Ho trovato molto carini gli elementi di separazione all’interno del romanzo ma SOPRATTUTTO le note funzionanti! È il primo libro self che leggo che le ha così. Di solito me le ritrovo in mezzo al testo, a disturbare terribilmente la lettura. Qui invece hanno il loro bellissimo link, si clicca sopra e porta a una schermata dedicata. G-O-D-U-R-I-A!

Arriviamo ora alla parte dedicata alla grafica. Da persona che lavora nel campo, e che vorrebbe poter lavorare assiduamente nel campo letterario, mi soffermo spesso a studiare le copertine delle colleghe e questa mi piace molto. Adoro i colori scelti, il soggetto, i pochi elementi decorativi che sono stati usati. È semplice ma d’effetto con quel font calligrafico e soprattutto la chiave di Sol inserita nel titolo. Davvero un ottimo lavoro!

Ora ho davvero parlato di tutto tranne che di una cosa… Lo Stile di scrittura di Alexandra Rose. Il suono della neve è stato il primo suo lavoro che ho letto. Non sapevo assolutamente nulla sul suo modo di scrivere e devo dire che l’ho apprezzato tanto. Trovo che sia in grado di scrivere storie scorrevoli ma profonde, con un ottimo ritmo. Riesce in modo intelligente a unire tutto senza perdersi nulla per strada. Ogni cosa ha il suo giusto spazio senza però soffermarsi in modo esagerato su questa o quella cosa.

Ho apprezzato anche la scelta dei tempi nella storia. Non si arriva mai troppo presto a qualcosa ma non si tarda nemmeno. Finalmente un libro senza l’instalove immotivato. Grazie, davvero! Insomma, trovo che tutto insieme rimarchi una grande intelligenza nella creazione dello scheletro della storia. Ottimo lavoro!

Bene, finora sembra quasi che io sia stata pagata da Alexandra per tessere solo lodi del suo romanzo. (Vi assicuro che non è così!) Penso di non aver mai scritto una recensione così positiva MA ora arriva la parte dolente. Un paio di piccole note negative che devo fare. La prima è che il libro dura troppo poco. Ok, so che è un libro da oltre 350 pagine ma io ne avrei volute almeno 500. Non si fa! Si deludono le lettrici così! E seconda il finale. Non possiamo essere lasciate così! È un bel finale, per carità, ma io sono ancora curiosa! Voglio sapere di più, almeno fino alla maggiore età dei figli di tutti! Voglio pure sapere di più su Hiroshi e Shinichi.

Va bene, torno seria. Non ci sono elementi negativi. Fatemi chiudere baracca e burattini che pure io, la regina del pelo nell’uovo, non ho trovato nulla su cui lamentarmi… Tranne la lunghezza del romanzo. Su quella sono seria. E sugli spin-off!

Vabbè, che ve lo dico a fare? Leggetelo, leggetelo, leggetelo! Avete la mia benedizione!

Il suono della neve è un romance che sorprende e ti rimane nel cuore.

Voto: 5/5

P.S. Io volevo essere seria fino alla fine, ve lo giuro! Ma questo libro mi ha davvero emozionato come non capitava da tantissimo e niente, alla fine esce anche un po’ del disagio e del fangirling provato nel leggerlo! Prendetevela per come è venuta. L’entusiasmo è sempre una buona cosa, no?

Il suono della neve - Separatore

L’evento dedicato a Il suono della neve continua sui blog dei miei colleghi. Come sempre vi lascio il calendario per sapere dove andare a leggere altri pareri su questo romanzo.

Il suono della neve - Calendario